Il CONDAV - Thalidomide |
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Thalidomide
Il CONDAV - Thalidomide |
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Thalidomide
Cos'è
Il Talidomide è' un farmaco dal passato infausto, che venne
ritirato dal commercio nel novembre del '61, non prima,
però, di aver causato nel mondo almeno 20 mila casi di
focomelia (malformazione congenita che provoca
un'insufficiente crescita degli arti) nei bambini e, un
numero imprecisato di aborti. Negli anni sessanta veniva
usato come antinausea, sedativo blando o antinfluenzale. Lo
assunsero decine di migliaia di donne in gravidanza, quando
ancora gli effetti collaterali della molecola sul feto non
erano noti o venivano volutamente ignorati dall’azienda
tedesca che lo produceva...
Storia
Il primo ottobre 1957 a Stolberg in Germania Occidentale fu
immesso per la prima volta sul mercato il “Contergan”, un
farmaco contenente un principio attivo, il talidomide che,
negli anni successvi, creerà scalpore, clamore e
indignazione in tutto il mondo!
Inventato da Heinrich Műkter, che già lavorava nei lager
nazisti, fu venduto sotto altri nomi in quasi tutto il
mondo, per esempio: il Distaval distribuito dalla la
Distillers in Gran Bretagna, Australia e Nuova Zelanda; il
Softenon in Finlandia e Spagna, insieme al Varial e il
Noctosediv, e così via....
Negli anni sessanta, si incominciano a registrare troppe
nascite di bambini deformi e si scoprì così il nesso
eziologico tra bambini malformati, spesso senza braccia e
gambe, e assunzione di talidomide in GRAVIDANZA.
Infatti, i farmaci contenenti talidomide, che erano
pubblicizzati come innocui e privi di barbiturici, tanto da
poter essere assunti anche dai bambini, di fatto erano
pericolosissimi e procuravano danni gravissimi al feto.
E pensare che il Contergan veniva chiamato in Germania: “la
baby sitter dei bambini”....
In verità, purtroppo, bastavano 50 mg di talidomide per
procurare danni irreparabili all’embrione.
Alcuni medici - dott. Mac Bride dall’Australia, dott. Ralf
Voss, dott.Lenz dalla Germania e altri dalla Gran Bretagna-
però, diedero l’allarme, tanto che nel 1961, in questi
ultimi due Paesi, il farmaco venne ritirato dal commercio.
In Italia, invece, il decreto per il ritiro uscì in Gazzetta
il 25 luglio dell’anno successivo. Ma prima che venissero
eliminate le scorte dalle farmacie passarono altri mesi.
Purtroppo, però, anche in seguito, alcuni farmacisti senza
scrupoli continuarono a vendere il farmaco incriminato.
Infatti, in Italia, secondo le dichiarazioni
dell’associazione Thalidomidici Italiani ONLUS (l’unica
associazione italiana oggi ancora attiva), nacquero bambini
Thalidomidici dal 1959 al 1965.
Statistiche sui danni causati dal
Thalidomide
I bambini nati con embriopatia talidomidica nel mondo furono
più di 20.000.
Se, nel solo Giappone, secondo il resoconto della Fondazione
Ishizue, ci sono state oltre 10.000 vittime e in Germania ne
vivono ancora circa 2800, è strano che i thalidomidici
europei siano così “pochi”, come appare di solito nelle
cronache sul tema. Queste contraddizioni, comunque, fanno
capire ancora meglio come, senza un adeguato censimento, sia
difficile stabilire la cifra esatta dei danneggiati da
thalidomide.
In Italia, attualmente, si calcola che le vittime del
farmaco, oggi cinquantenni, siano circa 200 ma, in realtà,
anche in questo caso, non è mai stato fatto un censimento...
I Danneggiati da Talidomide
Chi sono
I Thalidomidici sono persone con varie disabilità
soprattutto agli arti (dismelie, amelie, etc.), causate
dall'assunzione durante la gravidanza delle madri del
principio attivo "thalidomide", venduto in Italia dal 1959
al 1962.
Chi li tutela
In Italia esiste un'associazione, la T.A.I. Onlus –
Thalidonìmidici Italiani O.N.L.U.S., che raccoglie
circa 80 persone danneggiate da talidomide.
L'associazione è presiduta dalla dott.ssa Nadia Malavasi,
nata alla fine degli anni ’50 con focomelia a tre arti.
Nadia Malavasi è laureata in Lingue e Letterature Straniere
e Moderne, Master di Esperto della Formazione e Gestione
delle Organizzazioni di terzo settore, Scuola di
perfezionamento in Bioetica anno accademico 2006-2007 e
membro dell’esecutivo delle Associazioni del Comune di
Padova - settore sanità.
La dott.ssa Nadia Malavasi ha fondato l’associazione nel
2004, con i seguenti obiettivi: riunire i danneggiati da
talidomide e cercare di migliorare le loro condizioni di
vita; ottenere il riconoscimento della patologia “sindrome
da talidomide”, delle esenzioni spettanti; assicurarsi un
risarcimento dallo Stato; informare le persone sui danni
causati dal Talidomide ed assicurarsi che non ne avvengano
altri.
Infatti, è solo tramite la nefanda esperienza dei
thalidomidici che nasce la farmacovigilanza, ma nessuno li
ha mai ringraziati; anzi, nel nostro Paese la patologia
ottiene il riconoscimento giuridico solo nel 2006, con la
L.27 del 3 febbraio 2006, proprio grazie alla TAI ONLUS.
La farmacovigilanza però in alcuni paesi, es il Brasile, non
funziona e continuano a nascere bimbi con embriopatia
talidomidica.
Ma non è tutto, infatti, grazie al fattivo impegno operato
dalla dott.ssa Nadia Malavasi, le vittime del Talidomide
otterranno un indennizzo equiparabile a quello già percepito
dai danneggiati da vaccino (L.n.229 del 29 ottobre 2005
ottenuta dal CONDAV).
Diffatti, la Legge Finanziaria per il 2008 n. 244/07,
articolo 2, comma 363, ha riconosciuto la necessità
dell'erogazione dell'indennizzo alle vittime italiane del
Thalidomide, mentre la Commissione Affari costituzionali del
Senato ha approvato lo scorso 6 febbraio 2009 l'emendamento
al “Milleproroghe” sugli indennizzi ai soggetti affetti da
talidomide.
Il Senato ha inserito l’art. 31-bis al Milleproroghe che
recita testualmente:
“1. L'indennizzo di cui all'articolo 2, comma 363, della
legge 24 dicembre 2007, n. 244, si intende riconosciuto ai
soggetti affetti da sindrome da talidomide nelle forme
dell'amelia, dell'emimelia, della focomelia e della
micromelia nati negli anni dal 1959 al 1965.
2. Con decreto del Ministro del lavoro, della salute e delle
politiche sociali saranno individuate le modalità di
corresponsione dell'indennizzo di cui al comma 1.”
L'emendamento chiedeva di precisare gli anni in cui veniva
venduto ufficialmente il farmaco, per facilitare le
procedure di identificazione dei soggetti colpiti dalla
patologia connotata, ma senza dover presentare prove
cartacee e/o documentazione comprovante l’assunzione di tale
farmaco da parte dei genitori durante la gravidanza della
madre.
Il CONDAV, che appoggia senza riserve l'operato
della TAI Onlus, si è impegnato ad ausiliare la
presidente Nadia Malavasi nelle riunioni che si sono tenute
presso il Ministero della Salute, cercando in tal modo di
evitare che gli stessi errori commessi nell'applicazione
della L.229/05,fossero “riproposti” con i Thalidomidici.
Il CONDAV ricorda, altresì, che la TAI
Onlus è, a tutt'oggi, l'unica associazione
ufficiale che si è occupata e si occupa delle
problematiche dei Thalidomidici aggregandone il maggior
numero e facendo crescere in loro la consapevolezza del
diritto ad un futuro dignitoso.
IMPORTANTE: L'Associazione TAI Onlus si occupa di
far ottenere l'indennizzo comma 1 art. 1 L.229/05 a
tutti i Thalidomidici nati fra il 1959 e il 1965.
Associazione TAI – Thalidomidici
Italiani Onlus
Segreteria
Segreteria
Email: segreteria@taionlus.org
Telefono: +39 049 8685418
Fax: +39 049 5919616
Cellulare: +39 393 7149145
e-mail: thaionlus@alice.it
www.thalidomidicionlus.it
Il talidomide torna in commercio
Ritorna in Italia il Talidomide, accompagnato da uno
strettissimo programma di sicurezza e servirà per la cura di
un grave tumore del midollo osseo, il mieloma multiplo, che
fa registrare in Italia, dai 3 ai 4 mila casi ogni anno.
Si è visto, infatti, che grazie alle sue caratteristiche di
anti angiogenesi (cioè di bloccare la crescita di vasi che
servono al tumore per procurarsi nutrimento), questo farmaco
sarebbe capace di bloccare il nutrimento del tumore.
Infatti, l’AIFA - Agenzia Italiana del Farmaco, nel dicembre
2008, ha dichiarato chiusa la negoziazione per inserire il
Talidomide nel prontuario terapeutico italiano.
Questo farmaco verrà distribuito solo in ospedale, con un
programma di controllo, che garantirà ai pazienti l’assoluta
sicurezza.
Non potrà essere somministrato in gravidanza. Non solo: le
donne curate con Talidomide dovranno prendere la pillola
anticoncezionale nei tre mesi precedenti e successivi la
terapia oncologica. Tra l’altro è previsto un meccanismo di
tracciabilità delle confezioni in modo da avere la certezza
che il farmaco vada a finire nelle mani del paziente che ne
ha bisogno.
Tutte le schede di ogni malato in trattamento saranno on
line per dare modo all’Aifa di vigilare sull’uso
appropriato.
Un sistema di sicurezza e di allerta condiviso da tutte le
associazioni di vittime di Talidomide nel mondo.
Favorevole all’immissione in commercio è Nadia Malavasi,
presidente dell’associazione TAI Onlus, che raccoglie circa
200 Thalidomidici italiani e dichiara: «Non abbiamo timori.
Accompagnata da questo programma di sicurezza, il Talidomide
non potrà più provocare dolore, ma sarà di enorme aiuto
nella cura di una malattia difficile. L’azienda produttrice
ha chiesto il nostro parere. La gente e i medici avranno le
informazioni che mancarono ai tempi delle nostre mamme».