Il CONDAV - Poliomielite




Poliomielite

 

    Storia

 

Il primissimo caso di polio diagnosticato, è stato scoperto dagli archeologi in una mummia egiziana del 3700 a.c. circa. Un altro esempio risalente al 1400 a.c., mostra un giovane sacerdote egiziano intarsiato in un bassorilievo di pietra appoggiato su una stampella con una piede più piccolo e deformato, con la caratteristica posa di un arto colpito dalla polio.

 

    Cos’è

 

La poliomielite, è una delle più antiche e diffuse patologie infettive. E’ una malattia altamente invalidante e talora mortale, da sempre presente in tutti i Paesi della terra - troviamo notizie della sua presenza anche in alcuni geroglifici egizi.

La poliomielite è un processo infiammatorio che interessa la sostanza grigia del midollo spinale. La forma più frequente è la poliomielite “anteriore acuta – p.a.a.” , o malattia di “Heine-Medin”, o “paralisi infantile”.

Del virus responsabile della poliomielite sono stati individuati tre ceppi sierologici diversi, denominati Brunhilde (tipo 1), Lansing (tipo 2) e Leon (tipo 3). L’immunità verso un ceppo non protegge automaticamente dagli altri due.

 

    Come si trasmette

 

I virus penetrano nell'organismo per via orale, solitamente, e si localizzano prima nel faringe e poi si moltiplicano nell'intestino, provocando febbre, mal di gola vomito e diarrea. Si diffondono nel sangue, si localizzano nel tessuto nervoso, in particolare nel midollo spinale, e possono provocare delle paralisi irreversibili in vari distretti muscolari (arti, muscoli respiratori, ecc. L' origine dell'infezione è sempre l'uomo (può anche essere un “portatore sano”, cioè non manifestare i sintomi della malattia), che elimina il virus con le feci, dalle quali possono essere poi contaminati gli alimenti, l'acqua potabile e la terra, ed è appunto attraverso questi veicoli che l'agente patogeno arriva alla bocca. I virus possono essere portati alla bocca anche con le mani o con oggetti vari che siano stati in precedenza inquinati.

 

    Sintomi e decorso

 

Febbre, diarrea, vomito, sonnolenza, mal di testa, rigidità del collo e della schiena, dolori muscolari, raucedine. Nella maggior parte dei casi, dopo una settimana circa, i sintomi scompaiono e l’ammalato guarisce.

Succede così che nessuno sappia che il malato ha avuto la poliomielite. Ma in alcuni casi, dopo un periodo di febbre che può durare alcuni giorni, può comparire la paralisi che può estendersi a qualsiasi gruppo muscolare e che in seguito può scomparire di nuovo, più o meno completamente.

 

    Complicazioni

 

La complicazione della poliomielite è’ caratterizzata da paralisi atrofiche dei muscoli, stato febbrile e, talvolta, da gravi disturbi respiratori e circolatori.

In alcuni casi, i virus arrivati all'intestino, possono raggiungere il sistema nervoso centrale e dare adito al quadro sintomatologico tipico della poliomielite: paralisi muscolari soprattutto delle braccia e delle gambe. Tali paralisi sono spesso permanenti e, talvolta, la localizzazione del virus nel sistema nervoso può causare anche la morte dell'individuo infettato.

Un’altra grave complicazione potrebbe essere rappresentata da una paralisi che colpisce i muscoli respiratori, il che impone l’immediato impiego del polmone d’acciaio.

 

 

    Cura

 

Non esistono, attualmente, farmaci o altri trattamenti, che possano curare le persone affette da polio. E’ senz’altro consigliabile il ricovero in un reparto specializzato, dove il malato verrà isolato per evitare il diffondere della malattia attraverso le feci infette e verrà impostato un programma di riabilitazione per evitare la necrosi dei gruppi muscolari colpiti.

 

    Incubazione

 

Si ritiene  che il periodo d’incubazione varia da 14/45 giorni ma, nei casi in cui si sia contratto il virus in modo molto virulento, potrebbero manifestarsi i primi sintomi anche dopo pochi giorni.

 

    Periodo di contagiosità

 

Fino a pochi anni fa si riteneva che l’ammalato rimanesse contagioso per almeno dieci giorni dopo la manifestazione dei primi sintomi, attualmente questa teoria è stata messa seriamente in discussione dalle nuove ricerche scientifiche, le quali  hanno scoperto che il virus della polio sia esso “selvaggio”, che “post-vaccinico”, rimane attivo nell’ambiente anche per anni.

 

    Prevenzione

 

Le scarse condizioni igienico-sanitarie, la scorretta o nulla alimentazione, i rapporti promiscui, favoriscono il propagarsi dell’infezione. Per questo motivo la prevenzione deve partire stabilendo, ove sia possibile, buone condizioni igienico sanitarie come la creazione di fognature, evitando l’uso comune di bagni.

 

    Vaccinazione - Storia

 

Lo sviluppo di un vaccino si ebbe con la scoperta di un metodo per coltivare i virus in laboratorio, compiuta nel 1949 dal batteriologo John Franklin Enders; applicando questa tecnica, nel 1952 il medico ed epidemiologo Jonas Salk sviluppò un preparato a base di poliovirus inattivati dei tre ceppi noti (e perciò detto “trivalente”). Dopo una fase di sperimentazione clinica, nel 1954 il vaccino Salk venne dichiarato sicuro ed efficace ed entrò a far parte della profilassi vaccinale di routine. La somministrazione del vaccino Salk, avveniva e avviene tramite iniezione (vaccino IPV).

L’introduzione della vaccinazione antipoliomielitica in Italia, fu stabilita con una legge pubblicata, il 15 novembre 1956, sulla Gazzetta Ufficiale, che autorizzava l’uso del vaccino antipolio inattivato, scoperto da Jonas Edward Salk.

Salk, nato a New York nel 1914, ricercatore statunitense e professore di batteriologia presso l’Università di Pittsburg dal 1947, con l’ausilio determinante dei “padri” delle nuove tecnologie sulle tessuto-culture (soprattutto Enderes e collaboratori), mette a punto il vaccino antipoliomielitico inattivato (IPV: “Vaccino Salk Trivalente”, i cui primi risultati appaiono all’inizio del 1953), con il quale il 26 aprile 1954 cominciarono le vaccinazioni negli U.S.A.

Il programma di immunizzazione italiano, iniziò nel 1957 e fu intensificato nel corso dell’epidemia di polio paralitica che colpì l’Italia nel 1958.

Dal 1958 al 1962, dopo 6 anni di vaccinazione, malgrado un uso sempre più intensivo del vaccino Salk, nonostante si fosse avuta  una graduale diminuizione dell’incidenza della malattia, il problema della poliomielite in Italia, era ancora lungi dall’essere risolto.

Per questo e per altri motivi – non ultimo quello finanziario, il vaccino Salk venne sostituito dal vaccino antipoliomielitico a virus vivo orale, scoperto da Albert Sabin.

 

N.B.: Negli U.S.A. le autorità sanitarie sospesero la campagna di vaccinazione a seguito di un grosso incidente (Incidente Cutter) che causò, ufficialmente, 75 casi di poliomielite ma, ufficiosamente, ben più di 1.000. E  questo a causa di un errore di preparazione: il vaccino Salk, infatti,  viene inattivato con il formolo e se il dosaggio è sbagliato si ottiene un vaccino “male inattivato” quindi neurovirulento.

Anche in Italia vi fu un’anomala “crescita” di casi di polio (raddoppiarono, passando da 4045 nel 1957 a  8654 nel 1958,) poco tempo dopo l’introduzione del vaccino antipoliomielitico Salk….

 

Poco tempo dopo, il virologo Albert Sabin sviluppò un vaccino contenente poliovirus attenuati, somministrabile oralmente (vaccino OPV), e anch’esso di tipo trivalente. Dalla sua autorizzazione, avvenuta nel 1963, il vaccino Sabin si è progressivamente sostituito a quello Salk, ed è tuttora utilizzato nelle campagne di vaccinazioni su larga scala (vedi paragrafo successivo).

 

    Vaccinazione

 

Esistono due tipi di vaccino contro la Poliomielite: il vaccino "Sabin" e il vaccino "Salk", dal nome degli studiosi che li hanno messi a punto.

Il vaccino Sabin, è costituito da virus vivi  attenuati mentre il vaccino Salk, è costituito da virus uccisi.

Il primo veniva dato in gocce per bocca, mentre il secondo viene somministrato con una iniezione intramuscolare.

La vaccinazione antipolio Sabin veniva praticata secondo un calendario preciso che prevedeva  quattro dosi. La seconda dose doveva essere somministrata da 4 a 8 settimane dopo la prima e la terza doveva seguire a distanza di 6-12 mesi, la quarta dose veniva somministrata entro il terzo anno di vita.

Nei lattanti la prima dose doveva essere eseguita dopo la sesta settimana di vita ed entro i due mesi. Si tenga presente comunque che nei bambini è consigliata anche una quarta dose subito prima di iniziare la scuola.

Se un adulto non è mai stato vaccinato un’eventuale vaccinazione deve essere effettuata con il vaccino Salk.

 

    Vaccino Sabin

 

Il vaccino Sabin è costituito da virus vivi, modificati in modo da non provocare la malattia (se non in alcuni casi), ma capaci di stimolare la produzione di anticorpi.

Il vaccino viene somministrato per bocca, anche a stomaco pieno, anche se, spesso viene consigliato il digiuno, ma al solo scopo di evitare il vomito durante la somministrazione del vaccino.

I virus contenuti nel vaccino rimangono nell'intestino e vengono eliminati con le feci dal bambino vaccinato per circa 6 settimane. In questo periodo i familiari devono osservare una scrupolosa igiene, lavandosi accuratamente le mani, dopo ogni cambio di pannolino, per evitare il contatto con i virus, potenzialmente pericolosi per l'adulto che ha una scarsa protezione.

 

 

    Vaccino Salk

 

Il vaccino Salk contiene il virus della poliomielite ucciso e potenziato e viene somministrato attraverso un'iniezione per via intramuscolare o sottocutanea.

In Italia, dopo la pubblicazione del D.M. 7 aprile 1999, è stato obbligatoriamente utilizzato per le prime due dosi di vaccino (3° e 5° mese), allo scopo di ridurre le  complicazioni di polio vaccinale che si hanno dopo le prime due somministrazioni di vaccino antipolio tipo Sabin e, dal giugno 2002, viene somministrato obbligatoriamente in tutte e quattro le dosi.

Infatti, si erano verificati alcuni casi di paralisi flaccida post-vaccinica, in bambini che avevano ricevuto 2 dosi di vaccino Salk inattivato (Riferimento dati di letteratura MMWR n. 49RR05 del 19 maggio 2000) e poi il vaccino Sabin.

Questo vaccino, come tutti gli altri, può dare effetti collaterali, a volte anche gravi. Come qualsiasi altra sostanza esterna all'organismo può determinare, se pure raramente, reazioni allergiche.

Il vaccino inattivato antipoliomielitico Salk contiene formaldeide, sostanza accusata da tempo di essere cancerogena. Si può leggere sul PDR (Physician Desk Reference libro che raccoglie la descrizione dei benefici e degli effetti avversi dei farmaci attualmente in commercio), nella scheda degli antipolio Salk, che: il vaccino non è stato testato per il suo potenziale cancerogeno e mutageno. Tutto questo, a fronte di una malattia che sta per essere dichiarata eradicata nel mondo.

 

 

    Statistica degli effetti collaterali fornita dalla medicina “ufficiale”

 

  • 1  caso ogni 10 milioni di dosi somministrate. “Col vaccino orale non si hanno in genere reazioni collaterali, anche se la comparsa di paralisi messe in rapporto con il vaccino è un rischio ammesso, ma estremamente raro".

Prof. Giovanni Cristianini  Specialista in Pediatria e Puericultura dal sito www.margherita.it

 

  • 1 caso ogni 7.000.000

Dott. Gobio Casali  Primario Pediatria Osp. Poma di Mantova

 

  • 1 caso ogni 4.000.000

dichiarava l’Istituto Superiore di Sanità, con le statistiche in suo possesso fino al 1995 ma, essendo la media italiana troppo bassa rispetto quella di altri Paesi, ipotizzava che alcuni "danni siano sfuggiti", oppure non sia stato possibile effettuare una diagnosi certa a causa di un "non corretto prelievo" dei campioni biologici da esaminare…!

 

  • 1 caso ogni 1.000.000

Dott. Francesco Tancredi di Napoli

 

  • 1 caso ogni 750.000

Prof. Alberto Ugazio

 

  • 1 caso ogni 6/700.000

O.M.S.

 

  • 1 caso ogni 500.000;

Prof. Silvio Garattini Istituto Mario Negri

 

 

    Statistica degli effetti collaterali fornita dalle “Associazioni”

 

Premessa

 

I dati in nostro possesso sono “provvisori” e verranno aggiornati ogni volta che verremo in possesso di casi “riconosciuti R” o “in attesa di riconoscimento AR”.

Stiamo, infatti, cercando di ottenere una reale statistica sugli effetti avversi ai vaccini, raccogliendo tutte le segnalazioni e le informazioni provenienti dai nostri associati, dalle altre associazioni, dalle Istituzioni sanitarie e da chiunque possa o voglia segnalarcele inviando una mail a: info@condav.it , oppure telefonando alla nostra sede, o ai vari referenti di Regione.

Viene garantita la massima riservatezza.

 

Vedi “Statistica effetti collaterali Associazioni” (in aggiornamento)

 

 

    Controindicazioni alla somministrazione del vaccino

 

Indicazioni del Ministero della Salute - quando rimandare la vaccinazione

 

La vaccinazione antipoliomielite deve essere temporaneamente rimandata se il bambino presenta una malattia febbrile acuta in atto. La somministrazione del vaccino Sabin deve essere rinviata in caso di diarrea, non perché la vaccinazione sia pericolosa, ma perché potrebbe risultare inefficace a causa dell'accelerato transito intestinale.

La vaccinazione Sabin, viene rimandata anche quando non sono trascorse almeno 4 settimane da una pregressa tonsillectomia o asportazione di adenoidi.

 

 

    Quando non vaccinare

 

Il vaccino Sabin non deve essere utilizzato nelle seguenti circostanze:

 

  • immunodeficienze primarie (abbassamento delle difese immunitarie a causa di malattie congenite);

 

  • immunodeficienze secondarie (leucemie, linfomi, tumori, infezione da HIV);

 

  • in casi di trattamento prolungato con farmaci immunosoppressori (radioterapia, polichemioterapia, terapia cortisonica ad alto dosaggio, ecc.);

 

  • soggetti oltre i 12 anni, non precedentemente vaccinati;

 

  • in caso di malattie neurologiche evolutive gravi;

 

  • se il bambino vive con persone che hanno una grave riduzione delle difese immunitarie.

 

Il vaccino Salk non deve essere somministrato alle persone che hanno gravi problemi di allergia ad antibiotici come la neomicina o la streptomicina.

 

    Sorveglianza paralisi flaccida

 

La sorveglianza della paralisi flaccida riveste un'importanza strategica ai fini della certificazione dell'eradicazione della poliomielite, poiché la segnalazione tempestiva, non limitata ai casi di sospetta poliomielite, ma estesa a tutti i casi di paralisi flaccida ad insorgenza acuta in soggetti in età infantile ed adolescenziale, rende possibile l'attuazione delle misure di sanità pubblica necessarie per circoscrivere un'eventuale manifestazione epidemica e l'esecuzione, da parte di laboratori specializzati, di indagini sierologiche e virologiche tali da confermare o escludere senza ombra di dubbio la responsabilità di poliovirus selvaggi.

La sorveglianza della PFA consente in definitiva di rispondere alla domanda "come si può essere certi che in un paese che non segnala più casi di poliomielite, non ci siano ancora poliovirus selvaggi circolanti?".

Per quanto riguarda la Regione Europea, l'Ufficio Regionale Europeo ha comunicato che la sorveglianza della PFA è operativa in 39 Paesi della Regione, tra cui l'Italia, con progressivi miglioramenti degli indicatori di performance del sistema.

Nel complesso, la sorveglianza della PFA nella Regione Europea ha consentito di mettere in evidenza, nel 1998, 383 casi di tali sindrome: nel 6% dei casi la diagnosi finale è stata di poliomielite da virus selvaggio, nel 48% di Sindrome di Guillain Barré-poliradicoloneurite, nel 3%, 2% ed 1% rispettivamente le diagnosi finali sono state di neuropatia traumatica, mielite trasversa, tumore. Nel 40% dei casi sono state diagnosticate altre patologie del sistema nervoso centrale (soprattutto encefaliti ed encefalomieliti di natura virale e batterica), malattie sistemiche o metaboliche, patologie a carico del sistema osteo-articolare o della muscolatura scheletrica.


    Epidemie di polio recenti


Nel 1992 vi sono stati in Olanda 68 casi di polio (in soggetti non vaccinati) in una comunità religiosa di ortodossi protestanti. Ma nel 1988 vi sono stati 15 casi in Israele in soggetti vaccinati, e nell'Oman nel 1988-89 vi sono stati 43 casi in soggetti in buona parte già vaccinati completamente, o che avevano iniziato il ciclo vaccinale, non completato per motivi di età. Quindi, il fatto di essere vaccinati o meno non sembra influenzare il decorso di limitate epidemie. E' interessante notare che le epidemie in Olanda e in Israele si sono verificate in comunità con stretti contatti sociali e con contatto tra acque reflue e domestiche per mancanza di fogne efficienti. Poiché la via di trasmissione del polio- virus è oro-fecale, questa comunanza di situazione può spiegare la duplice epidemia sia nei soggetti non vaccinati che vaccinati.


 

    Metodi usati per effettuare la sorveglianza sulle AFP

 

In Italia, nel 1996, il laboratorio di virologia dell’ISS, ha avviato uno studio sulla sorveglianza delle paralisi flaccide, in collaborazione con il Ministero della Sanità (Dipartimento della Prevenzione,  Ufficio III,  Malattie Infettive) e con gli Istituti di Igiene di quattro regioni Italiane (Campania, Umbria, E. Romagna, Piemonte) ed esteso nel 1997 all’intero territorio nazionale.

Ai fini della sorveglianza, viene definita paralisi flaccida acuta una sindrome paralitica ad insorgenza acuta in soggetti di età inferiore a 15 anni. Rientrano nella definizione di caso di AFP i casi di: poliomielite paralitica, sindrome di Guillain Barré,  poliradicoloneurite, mielite trasversa,  forme paralitiche di natura traumatica, tossica, tumori e quelle dovute ad altre infezioni virali.

 

1997 - Sono stati segnalati 53 casi di AFP in soggetti di età inferiore a 15 anni. In particolare: 20 Guillain Barrè, 9 poliradiculoneuriti, 1 mielite trasversa, 3 encefalomieliti, 6 paraparesi flaccide, 11 AFP “non ulteriormente caratterizzata” e 3 casi di paralisi poliomielitica associata ad assunzione del vaccino OPV.

Rispetto ad una incidenza attesa dei casi di non polio AFP nelle popolazioni tra 0-14 anni di 1:100.000,  l’incidenza osservata nel 1997 è stata di 0,61:100.000. Sono pervenuti campioni di feci nel 64% dei soggetti, 36.5% con doppio campione.

1998 -  383 casi di AFP dei quali: il 6%  poliomielite da virus selvaggio, nel 48%  Sindrome di Guillain Barré-poliradicoloneurite, nel 3% neuropatia traumatica, 2% mielite trasversa, l’ 1% tumore e nel 40% dei casi  altre patologie del sistema nervoso centrale (encefaliti ed encefalomieliti di natura virale e batterica), malattie sistemiche o metaboliche, patologie a carico del sistema osteo-articolare o della muscolatura scheletrica.

 

  • La sorveglianza delle AFP copre tutto il territorio nazionale, attraverso l’istituzione di Centri di riferimento regionali. Compito dei responsabili dei Centri è quello di contattare attivamente ed almeno una volta a settimana  gli ospedali, o gli specifici reparti ospedalieri (in particolare pediatria, neurologia, malattie infettive), dove è più probabile che affluiscano i casi di paralisi flaccida acuta.

 

  • I casi di AFP sono identificati sulla base di insorgenza di paralisi flaccida acuta (ad uno o più arti) in una persona di età compresa tra 0 e 14 anni. Una volta avvenuta la denuncia, e non oltre 14 giorni dall'inizio dei sintomi, a distanza di 24 ore uno dall’altro, vengono prelevati due campioni di feci. Questo metodo aumenta la probabilità di isolamento di eventuali virus, nelle successive indagini di laboratorio.

 

  • Vengono anche prelevati un campione di sangue durante la fase acuta ed uno durante la convalescenza. Vengono poi ritenuti utili per le indagini anche campioni di "liquor", tamponi faringei ed altro.

 

  • I campioni vengono conservati ad una temperatura di circa -20°C, come minimo, immediatamente dopo il prelievo, ed inviati al laboratorio confezionati in contenitori con ghiaccio secco. I campioni non devono assolutamente essere congelati e scongelati perchè questo potrebbe danneggiare gli eventuali virus presenti. E' fondamentale rispettare questa "catena del freddo", allo scopo di trovarsi nelle condizioni migliori per il successo delle indagini di laboratorio. Il campione deve quindi rimanere congelato fino al suo arrivo in  laboratorio.

 

  • Il responsabile del Centro di riferimento, compila una prima scheda con i dati anagrafici, la diagnosi iniziale e l'elenco dei campioni prelevati al momento del ricovero. La compilazione di una seconda scheda più dettagliata, con dati anamnestici remoti e recenti, altri risultati di laboratorio e comprendente la diagnosi finale, è prevista dopo 60 giorni circa dalla prima notifica del caso. E’ importante, infatti, dopo questo periodo poter conoscere l'evoluzione della sintomatologia paresica (scomparsa, migliorata, persistente) e classificare il caso di conseguenza.

 

  • Ai Centri di riferimento confluiscono tutte le informazioni sui casi, registrate sulle schede e i campioni biologici prelevati. Da qui  i campioni biologici vengono inviati al Reparto Enterovirus dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS).

 

  • Le schede vanno inviate, contemporaneamente, al Ministero della Sanità ed all'ISS, in quanto entrambi questi Organismi comunicano i dati rilevanti sulla sorveglianza della AFP all'Ufficio Regionale Europeo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nell'ambito della sorveglianza della poliomielite nella regione europea.

 

  • Nei casi in cui il Centro di riferimento regionale sia dotato di un laboratorio di virologia, viene effettuata la prima lavorazione dei campioni. In caso di isolamento di virus, le successive indagini vengono completate dal Reparto Enterovirus dell'ISS.

 

  • Ogni anno viene organizzato un convegno, presso l’ISS, a cura della Segreteria per le Attività Culturali dell’ISS, con i responsabili regionali della sorveglianza delle AFP, con rappresentanti degli Assessorati alla Sanità Regionali e con esperti del Ministero della Sanità e dell’OMS, per discutere sui risultati ottenuti e pianificare le attività future.

 

      Eradicazione poliomielite

 

Dal 1998 ad oggi, in tutti i Paesi industrializzati, esiste un “sitema di sorveglianza dei casi di Paralisi Flaccida Acuta – AFP” atto, soprattutto, a monitorizzare i casi avvenuti in età compresa fra gli 0 e i 14 anni.

Per poter distinguere fra i casi di paralisi flaccida vaccino poliomielitico associata (ceppi vaccinali retromutati e neurovirulenti) e i casi di poliomielite da virus selvaggio, sono stati attivati i laboratori che svolgono indagini virologiche e siero epidemiologiche.

E’ infatti molto importante distinguere  tra sindrome poliomielitica da virus selvaggio o vaccinico e sindrome poliomielitica sostenuta da altri enterovirus, in particolare Echo e Coxsackie virus. L’OMS, proprio per questo motivo ha istituito, in Europa, una rete di laboratori virologici regionali, sub-regionali e nazionali.

Per quanto riguarda la Regione Europea, l'Ufficio Regionale Europeo ha comunicato che la sorveglianza della PFA è operativa in 39 Paesi.

 

         In Italia

 

Gli ultimi due casi di poliomielite da virus selvaggio indigeno si sono verificati in Italia e più precisamente in Campania, nel 1982. Quindi possiamo affermare che l’Italia, come altri Paesi dell’Europa Occidentale, è libera da polio dal 1983.

In Italia, dal 1982 ad oggi, ci sono stati tre casi di poliovirus selvaggio importati, in bambini che avevano contratto la malattia nei Paesi di origine e che solo successivamente sono venuti nel nostro Paese. Un caso è arrivato dalla Libia nel 1982, un caso dall’Iran nel 1984 e il terzo e ultimo caso dall’India nel 1988.

I casi autoctoni di poliomielite di cui 17 casi vaccinati e due da contatto con persone vaccinate, sono stati causati dal vaccino Sabin retromutato nel ceppo 2 e 3.

 

L’Italia e l’ Europa  sono state dichiarate polio-free il 21 giugno 2002 a Copenhagen, dall’Oms.

 

       Eradicazione polio

 

Nel 2002 i sette paesi in cui la poliomielite era endemica erano i seguenti: India, Nigeria, Pakistan, Egitto, Afghanistan, Niger e Somalia. Inoltre, altri sei Paesi furono classificati “a rischio": Angola, Bangladesh, Etiopia, Nepal, Repubblica Democratica del Congo e Sudan. La paura era che essendo gli stessi molto vicini ai Paesi in cui la polio era ancora endemica, vi fosse una migrazione del virus.

Nel 2002 il 99% dei casi si concentrava in India, Pakistan e Nigeria.

Nel giugno 2002 l’OMS dichiarò che in Europa era stato raggiunto l’obiettivo di eradicazione, dato che per tre anni non si era registrato alcun caso, mentre già nel 1994 il continente americano era stato dichiarato esente dalla malattia.

Nel maggio 2003, tuttavia, la Campagna mondiale annunciò la decisione di modificare la strategia della vaccinazione, attuando 51 campagne di immunizzazione soltanto nei 13 paesi sopra elencati (contro le 266 campagne effettuate nel 2002 in 93 paesi) e tutto questo allo scopo di utilizzare al meglio le risorse economiche destinate al progetto, che erano diminuite.

 

Un problema connesso all’eradicazione della poliomielite è la capacità del virus attenuato contenuto nel vaccino di subire una mutazione e dare origine a una forma aggressiva; ad esempio, una decina di casi osservati nel 2000 ad Haiti e nella Repubblica Dominicana furono dovuti a tale fenomeno.

 

L’obiettivo di eradicare la poliomielite entro il 2005, comunque, non è stato raggiunto, per questo motivo nel 2004 sono stati elaborati gli obiettivi per il quadriennio 2004-2008.

 

Fortunatamente, nel 2005 il Niger e l’Egitto sono stati tolti dalla lista dei Paesi con polio endemica, mentre India e Pakistan hanno visto ridursi vistosamente i casi di polio registrati.

 

Nel 2006 sono stati dichiarati polio free anche lo Yemen e l'Indonesia che, nel periodo 2003-2005 avevano segnalato ancora qualche caso di polio.

 

Nel 2006 il più grande ostacolo al programma mondiale di eradicazione era la situazione della Nigeria, in cui cinque territori del nord concentravano il 56% dei casi mondiali di poliomielite. 

 

 

    Conclusioni

 

La vaccinazione antipolio Sabin ci induce a fare alcune riflessioni importanti:

 

La malattia viene debellata oppure alimentata dal vaccino Sabin?

 

Durante un colloquio, avuto presso il Ministero della Sanità nella primavera del 1999, con alcuni dirigenti della prevenzione (avendo letto e studiato a più non posso tutti i testi che parlavano di poliomielite dopo che la mia quartogenita l’aveva contratta a seguito della 1° somministrazione di vaccino Sabin nell’ottobre del 1997), chiesi: “Siete sicuri che il vaccino Sabin, che è composto da virus vivi e che viene espulso attraverso le feci dei vaccinati,  somministrato durante le “Vaccination Day” nei Paesi “poveri”, Paesi in cui le condizioni igienico-sanitarie sono inesistenti, le fogne non esistono, dove si mangia, ci si lava e si “và in bagno” nello stesso posto, non continui a circolare e riprenda neurovirulenza nell’ambiente autoalimentandosi all’infinito?”. La risposta fù una risatina sarcastica e un secco: “Questa ipotesi è priva di fondamento scientifico, si preoccupi di curare la sua bambina che a queste cose pensiamo noi….!

 

Che la mia domanda fosse priva di fondamento scientifico potrebbe essere opinabile, infatti, da alcuni studi effettuati e riportati anche dall’American Journal of Epidemiology (volume 150, n° 10) del 15.11.1999, si evince che il vaccino antipoliomielitico a base di virus vivi attenuati – OPV – rimane attivo a livello intestinale per tantissimi mesi e può retromutare tornando allo stato selvaggio e rimane attivo nell’ambiente anche per anni….

Tempo fa, la prestigiosissima rivista Lancet,  pubblicò  un articolo in cui si diceva che fino a quando  si sarebbe vaccinato con il Sabin non sarebbe stato possibile eradicare la polio poiché il virus vaccinico rimanendo in circolo nell'ambiente e modificandosi avrebbe solo alimentato la malattia.

Nella Repubblica Dominicana e in Egitto (dati MMWR, CDC di Atlanta), qualche anno fa, si sono verificati alcuni casi di polio paralitica dovuti al virus vaccinico Sabin che, dopo essere rimasto in circolazione nell’ambiente per un paio di anni, aveva subito modificazioni genetiche e riacquistato neurovirulenza.

Alcuni scienziati hanno ipotizzato che sia successa la stessa cosa anche in Albania nel 1996……

 

Commento a cura di Nadia Gatti

 

  

     News

L'ultimo dato emesso a riguardo dalla FDA (food and drug administration) americana, segnala che nel periodo 1993/96, 7000 bambini americani sono morti a seguito di reazioni avverse ai vaccini ed altri 333.000 hanno avuto danni permanenti. Un altro dato interessante viene dal Giappone, dove i casi di "sindrome da morte improvvisa" sono virtualmente scomparsi, immediatamente dopo che l'età delle vaccinazioni obbligatorie è stata spostata dai due mesi di vita ai due anni.

 

 

comunicato n. 400.3/113.3/ del 25 gennaio 2001                                                                           

 

NORVEGIA – IMPORTAZIONE DI POLIOVIRUS VACCINALE                             

Si fa seguito al Telefax n.400.37113.37223 del 17 GENNAIO u.s. per comunicare che il virus poliomielitico importato dalla Norvegia dallo Sri Lanka è stato caratterizzato dal laboratorio di referenza dell’OMS di Helsinki come ceppo vaccinale.

Il bambino di 5 anni residente in Norvegia ma originario dello Sri Lanka, pur vaccinato completamente con vaccino antipolio inattivato IPV secondo la schedula vaccinale in uso in Norvegia, aveva ricevuto il 29 ottobre 2000 una dose di vaccino antipolio orale trivalente nel corso di una giornata nazionale di immunizzazione (attività supplementare di vaccinazione antipolio ai fini dell’eradicazione delle malattia) durante una visita nel paese d’origine.

L’isolamento del ceppo vaccinale di poliovirus nelle feci del bambino è quindi un riscontro occasionale in ricevente di vaccinazione; i familiari del bambino sono stati sottoposti ad esami delle feci ed a una dose di richiamo di IPV. Non sono state considerate necessarie altre misure di profilassi.

Altra conferma che il vaccino Sabin può provocare la malattia ed è quindi potenzialmente pericoloso, perché continuare ad usarlo allora?

 

 

Fonti:

 

  • “Il Nuovo Bambino” di Marcello Bernardi  Edizione 16° novembre 1982
  • “Vaccinazioni Oggi” Regione Lombardia Provincia di Mantova
  •  “Siena – la città laboratorio” Protagon Editori Toscani - Novembre 1999
  •  Ministero della Salute www.sanita.it
  •  Enciclopedia Curcio
  •  “Come gestire la Post-Polio” del Dott. Lauro S. Halstead
  • “Tesi di Laurea: Il Diritto alla Salute ….” dott. Laura Migliorini anno 2000-2001
  • “Immunization: The Reality Behind The Myth” di James Walene - Massachusetts 1988
  • “Il  diritto alla tutela della salute” 1998 Padova – Cedam